Associati

Cooperative vitivinicole

27 aprile 2021

Bilancio del difficile anno 2020

Con l’uscita del primo numero di quest’anno del nostro periodico, cogliamo l’occasione per fare il punto della situazione su quale sia stato il bilancio del 2020 per le 6 cooperative vitivinicole valdostane, che, come è noto coprono praticamente tutto il territorio regionale, dai piedi del Monte Bianco fino al confine con il Piemonte.

Come si può comprendere, data la situazione dovuta al Covid, è stato un periodo sconfortante, particolarmente difficile, benché la situazione vari un po’ tra le diverse aziende.

Cominciando dall’Alta Valle, sentiamo per primo Nicolas Bovard della Cave Mont Blanc (la nuova denominazione della storica Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle).

La cooperativa, come si può ben capire, ha fatto registrare nello scorso anno un calo di fatturato, tuttavia nel periodo estivo, grazie alla presenza di un discreto numero di turisti, la perdita è stata contenuta (meno 5% rispetto alla media del le vendite degli ultimi anni). Ben peggiore, purtroppo, la situazione che si è venuta a produrre nel periodo autunnale e in quello invernale. Il bilancio complessivo registrato è di circa il 40% in meno di vendite.

I soci conferitori sono circa una sessantina e la media relativa agli anni favorevoli è di  circa 140 mila bottiglie prodotte, con 8 tipologie di etichette, con il bianco, ovviamente, a farla da padrone.

Il presidente Bovard fa presente che, per quanto riguarda le vendite, il 60% interessa il mercato valdostano, la parte rimanente l’Italia. Per la Cave, per l’aspetto commerciale, riveste un ruolo di grande importanza lo spaccio diretto che si trova presso la sede sociale. Si può, dunque, capire che, senza la possibilità di spostarsi sul territorio per motivi sanitari, le visite al punto vendita siano fortemente diminuite.

Speriamo di rivedere presto un po’ di turisti e di residenti” conclude Nicolas Bovard, ma al momento il 2021, malauguratamente, non ha ancora consentito una ripresa sostanziale del turismo.

Proseguendo verso il Centro Valle, si raggiunge la cooperativa de L’Enfer d’Arvier, una azienda che si può definire “storica” nel settore vitivinicolo valdostano, perché, come spiega la presidente Sara Patat, si prepara a festeggiare i 50 anni di attività.

Anche ad Arvier si sono registrate delle perdite, al momento però ancora non precisamente quantificabili, e la tenuta relativa delle vendite è stata ottenuta grazie all’e-commerce, mentre invece il punto vendita fisico, dove è possibile anche degustare i vini, il quale si trova nella sede sociale, ha visto un netto calo di visitatori.

La presidente Patat fa presente che la produzione della coop. punta molto sul vino rosso e, quindi, è possibile accumulare delle giacenze di magazzino anche per qualche anno, pertanto il vino “non va perso” potremmo dire, potendo essere rivenduto tranquillamente nei periodi più favorevoli.

I soci conferitori sono circa un centinaio e la vendita, negli anni migliori, è arrivata a raggiungere le 35 mila bottiglie all’anno, la maggior parte, appunto, di Doc rosso.

 

Ad Aymavilles, la Cave des Onze Communes è presieduta da Dino Darensod, che fa subito rilevare come, rispetto al 2019, vi sia stato un calo del 10% nelle vendite, un calo, quindi, potremmo dire relativamente contenuto, visti i tempi.

Il punto vendita della coop. è stato chiuso per diverso tempo, tuttavia, dice il presidente Darensod “senza dover fare ricorso alla cassa integrazione, ma usando in accordo con i dipendenti le ferie e i riposi”.

La Cave, abitualmente, nei tempi recenti, è sempre arrivata a vendere 300.000 bottiglie Doc all’anno, con 22 etichette tra rossi e bianchi. Una novità importante del 2020 è stata quella del “ritorno” alla “mezza bottiglia” da 0,35 litri, che si affianca alla classica bottiglia da 0,75 litri e ai “magnum” da 1,5 e 3 litri. Si tratta di una novità che viene incontro alle esigenze di chi ama bere bene, ma desidera bere poco.

In attesa di tempi migliori, il presidente Darensod ci tiene, comunque, a ricordare che la Cave mantiene un buon giro d’affari anche con le esportazioni, in particolare negli Stati Uniti, ma anche in Olanda e Germania.

Tali   esportazioni arrivano a coprire fino al 10% della produzione complessiva. Un altro punto di forza, poi, è quello della grande distribuzione, all’interno del quale la Cave si è ben inserita (si vedano, a questo proposito, le vendite alla Cidac e al Carrefour, in particolare).

 

A Chambave troviamo la Crotta di Vegneron, presieduta da Sandro Théodule, che ci informa che l’anno 2020 è partito bene, con un mese di gennaio positivo, ma poi, purtroppo, per i noti fatti sanitari, la situazione è cambiata in modo netto e,  su base annua, si è dovuto registrare un calo complessivo superiore al 20%, con una perdita di circa 300 mila euro di fatturato.

La Crotta, in condizioni normali di mercato, commercializza abitualmente circa 180 mila bottiglie all’anno, con 18 etichette, fra le quali spicca il famoso Muscat de Chambave.

La Crotta, aggiunge Théodule “si è organizzata per cercare di potenziare la vendita on-line, creando un nuovo sito denominato “www.lacrotta.it”.

Il mercato della Crotta è per il 65% legato alla Valle d’Aosta, ma vi sono anche significative vendite a livello sia nazionale sia europeo.

 

In Bassa Valle d’Aosta troviamo le cooperative La Kiuva di Arnad e Caves de Donnas.

Il presidente de La Kiuva, Ivo Joly, ci dice che il 2020  è stato un anno nel quale “le cose sono andate male, anzi malissimo”. Vi è stata una perdita di fatturato del 40% e anche poca produzione, per vari fattori, non solo imputabili al Covid, ma anche alle malattie dei vigneti. Nel periodo estivo era sembrato che la situazione potesse migliorare, ma è stato, purtroppo, solo un breve momento di positività, che non ha inciso sul risultato complessivo dell’anno.

I soci conferitori sono poco più di una trentina e, come dice Joly “purtroppo sono in calo”, con diversi viticoltori anziani e molti viticoltori demotivati e abbattuti per le crescenti difficoltà del settore.

Negli anni migliori La Kiuva commercializza circa 70 mila bottiglie, con 10 etichette. “La speranza – conclude Joly – è di riuscire a mantenere questo livello per i prossimi, facendosi coraggio e con la ferma volontà di tener duro e di non mollare”.

 

Mario Dalbard è il presidente della Cave de Donnas, che fa rilevare come nel 2020 le vendite siano andate male, a fronte invece di una produzione di buon livello.

Rispetto al   2019   è   stato registrato un calo delle vendite pari al 30% e, soprattutto, sono crollate le esportazioni, in particolare quelle verso gli Stati Uniti. Il presidente fa notare che “il nostro vino è, comunque, da invecchiamento e, quindi, non patisce se lasciato in magazzino per un po’ di tempo, che ovviamente non dev’essere troppo lungo”.

La Cave conta oggi una sessantina di soci conferitori e, negli anni normali, senza grosse problematiche incombenti, commercializza più di 80 mila  bottiglie annue. Vi è, poi, da rilevare che, nella zona  di Donnas e dintorni, sono in atto impianti di nuovi vigneti, che indicano una prospettiva di crescita del settore. Ma l’anno 2020, pur con tutti i problemi che ha riservato, rimane un anno importante in senso positivo per la Cave, in quanto l’azienda di Donnas ha celebrato i 50 anni del conferimento della certificazione Doc al rosso “Donnas”, un fatto storico di estrema importanza per tutto il settore vitivinicolo della Valle d’Aosta.

Torna su